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E’ stata deliberato il 31 dicembre 2024 il percorso che porterà all’unificazione delle due unità operative complesse di Rianimazione e Terapia intensiva dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara.
Si tratta di un progetto, che richiederà ancora ulteriori passaggi formali e momenti di confronto, e che, valorizzando e rafforzando le competenze specifiche delle due unità operative, porterà all’integrazione delle risorse e delle competenze creando sinergie che miglioreranno l’efficienza complessiva esaltando i punti di forza di entrambe le organizzazioni attuali.
L’atto rappresenta inoltre un ulteriore passo avanti verso l’unificazione aziendale, con l’obiettivo di erogare servizi sempre più rispondenti alle esigenze dei cittadini e valorizzare le competenze del personale.
La delibera prevede infatti “di procedere, nell’ambito del percorso condiviso anche con l’Università degli Studi di Ferrara, all’unificazione delle strutture complesse Anestesia e rianimazione ospedaliera e Anestesia e rianimazione universitaria” dando vita ad un’operazione che comporta innumerevoli vantaggi, tra i quali: una guida unitaria e coordinata; un ampliamento delle competenze di tutto il personale sia medico sia infermieristico, che confluirà nella nuova organizzazione e che integrandosi avrà maggiori possibilità formative, di scambio e di integrazione; un efficientamento del sistema e maggiore appropriatezza dei percorsi diagnostico-terapeutici per livelli di intensità di cura in pazienti di differente criticità; la realizzazione di un approccio olistico per la gestione delle emergenze – urgenze ospedaliere in particolare, attraverso la formazione di specifici team aumentando la soddisfazione lavorativa del personale; un maggiore sviluppo della ricerca clinica; l’ottimizzazione dei percorsi con migliore qualità percepita dall’utenza.
Dal punto di vista normativo, il Decreto 502 del ’92 e la Legge 229 del ‘99 definiscono l’organizzazione territoriale ed ospedaliera, prevedendo la possibilità di riorganizzare le strutture ospedaliere in base ad esigenze di efficienza e miglioramento dei servizi. Il Dm 70 e la Legge 40 della Regione Emilia Romagna hanno sancito la necessità di definizione dei bacini di utenza e della concentrazione delle Unità operative per tener conto, "della necessità di gestione flessibile dei posti letto al fine di assicurare la maggior dinamicità organizzativa rispetto alla domanda appropriata di ricovero". La normativa insomma promuove la continua evoluzione e riorganizzazione dei servizi sanitari, che non possono restare ancorati a modelli di decenni prima. Il DM 70 prevede inoltre che le strutture complesse debbano essere organizzate in modo tale da garantire un'appropriata allocazione delle risorse, considerando le esigenze di specializzazione, le caratteristiche del territorio e la domanda di assistenza.
Il progetto relativo alle Rianimazioni dell’Ospedale Sant’Anna, va proprio nella direzione prefigurata dalle normative, partendo dall’avvenuto ampliamento dei posti letto di area critica della Terapia intensiva che ha ora una capacità di 27 posti letto. Ciò consente di collocare in un'unica area le attuali Terapia intensiva e Rianimazione, con la possibilità di gestire in un'unica piastra e con un governo complessivo gli attuali posti letto di area critica.
Modello questo già utilizzato con successo a livello internazionale e nazionale proprio nell'ambito dell'Anestesia e della Rianimazione con unità operative uniche che si dirama poi in strutture semplici. Per fare solo due esempi, al Johns Hopkins Hospital (USA) il reparto di anestesia è diviso in diverse sub-specializzazioni, ed è un pilastro dell'ospedale, gestendo una vasta gamma di interventi ad alta complessità, da quelli neurochirurgici a quelli cardiovascolari e pediatrico-neonatali. L’Hôpital Européen Georges-Pompidou di Parigi integra un sistema di anestesia e rianimazione centralizzato che si occupa di pazienti in condizioni critiche provenienti da diverse specialità, tra cui chirurgia cardiovascolare, neurochirurgia e medicina d'urgenza. A livello nazionale può essere invece citato il Policlinico di Milano.
Al Sant’Anna di Ferrara le caratteristiche specifiche delle due strutture consentono di implementare un progetto di unificazione che valorizzi le specifiche competenze di ognuna mettendole a sistema.
Le due unità operative attuali hanno un tasso di occupazione dei posti letto analogo (77,57 per quella universitaria e 78,08 per quella ospedaliera).
L’Anestesia e Rianimazione ospedaliera, ad esempio, rappresenta un’eccellenza negli ambiti della chirurgia pediatrica e neonatale, ostetricia e parto-analgesia, neurochirurgia, ortopedia e traumatologia, chirurgica del capo e del collo, e vanta competenze anestesiologiche specifiche in endoscopia digestiva, neuroangiografia interventistica, radiodiagnostica, gestione del paziente affetto da stroke ischemico o emorragico, del traumatizzato scheletrico e neurochirurgico.
L’Anestesia e Rianimazione Universitaria, a sua volta che si colloca tra le migliori a livello italiano nel trattamento di pazienti di elevatissima gravità: il relativo indice è pari a 40, ben superiore a quello medio delle Terapie Intensive Italiane (35); ha trattato i pazienti con insufficienza respiratoria acuta COVID ottenendo tassi di mortalità molto bassi (20%), inferiori alla media nazionale (48%). Il rapporto tra mortalità e osservata fa registrare 21,2 decessi in meno rispetto a quelli attesi. L’Anestesia e Rianimazione Universitaria ha formato un “ECMO team” e l’attività di ricerca dell’unità operativa è stata caratterizzata dalla produzione di lavori scientifici pubblicati su riviste di alto impact factor.
La presenza di un’unica unità operativa di Anestesia e Rianimazione Universitaria garantisce dunque la possibilità per professionisti non universitari di avere una maggiore integrazione con l’Università degli studi di Ferrara, in modo da incrementare la ricerca ed il ragionamento scientifico, come peraltro anche richiesto dalla Regione.
L’unificazione programmata delle Anestesie è stata preceduta da una riorganizzazione delle attività chirurgiche in considerazione di una sopravenuta maggiore complessità (ad esempio per l’attivazione delle chirurgie robotica e toracica) con conseguente ridefinizione del modello di area critica. Unificare le strutture complesse consente infatti di migliorare il coordinamento delle cure tra le fasi pre-operatorie, intra-operatorie e post-operatorie.
Molteplici dunque gli aspetti innovativi e di qualificazione sia per l’utenza sia anche per operatori e professionisti.
A testimoniare l’attenzione dell’attuale governance delle due Aziende sanitarie ferraresi per la valorizzazione professionale vi è, peraltro, il dato incontrovertibile relativo alla creazione e copertura strutture complesse. Solo per l’Azienda ospedaliero universitaria, da metà 2022 ad oggi sono stati attribuiti 10 incarichi di direzione di unità operativa complessa ed ulteriori 7 sono in via di espletamento (Chirurgia plastica, Neurologia provinciale, Talassemia ed emoglobinopatia, Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva provinciale, Medicina interna ospedaliera, Formazione e Processi della Docenza Integrata, Libera professione), ed ulteriori 7 incarichi universitari o a conduzione universitaria per un totale di 24 in 30 mesi.
Aggiungendo anche le strutture complesse coperte in Azienda USL dal 2021 ad oggi si arriva ad un totale complessivo di 77 incarichi di struttura complessa (attribuiti o in via di attribuzione) a livello provinciale 48 mesi, vale a dire uno ogni 19 giorni.
A cura di
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Ultimo aggiornamento: 02 gennaio 2025, 15:06