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Informare e sensibilizzare tutti i cittadini e le cittadine di età compresa tra i 50 e i 74 anni sullo screening gratuito per il tumore del colon retto. È questo l'obiettivo della campagna informativa promossa dalla regione Emilia Romagna per la prevenzione e la diagnosi precoce di questa tipologia di tumore, il secondo più diagnosticato nella popolazione italiana e il secondo anche per mortalità.
Come funziona lo screening e quali sono le novità introdotte a partire da quest’anno dalla regione Emilia Romagna, che coinvolgono naturalmente tutta la provincia di Ferrara, ce lo spiega Caterina Palmonari, Responsabile U.O.S.D. "Screening Oncologici, Epidemiologia e Promozione della Salute".
“Lo screening del colon retto, spiega Caterina Palmonari, Responsabile U.O.S.D. "Screening Oncologici, Epidemiologia e Promozione della Salute", individua e interrompe la biologia dell’eventuale tumore, che nasce quasi sempre da una lesione pre-tumorale che con il tempo si evolve e diventa un carcinoma. Grazie allo screening, nella stragrande maggioranza dei casi, siamo in grado di individuare le lesioni tumorali in fase iniziale e, con una buona prognosi della malattia, curare e guarire i nostri e le nostre pazienti. Lo screening del colon retto viene garantito a tutti i cittadini e a tutte le cittadine della nostra provincia tramite un invito attivo direttamente a casa, sul fascicolo sanitario elettronico e spesso anche tramite sms, che ricorda ai cittadini e alle cittadine di recarsi in farmacia per ritirare il kit per l'esecuzione del test a casa: semplicissimo e gratuito. Qualora il test dovesse risultare positivo, anche l’intero percorso di screening successivo, che comprende a seconda delle necessità colonscopia, colon tac, intervento chirurgico e terapia, è garantito gratuitamente.”
“C'è un'importantissima novità, prosegue Palmonari, che riguarda lo screening del colon retto in Emilia Romagna: l’estensione della fascia di età. Fino al 31 dicembre del 2024 lo screening era rivolto a tutte le donne e gli uomini, tra i 50 e i 69 anni, residenti e domiciliati. A partire dal 1 gennaio del 2025 viene garantito anche a tutti i nati nel 1955, ovvero ai 70enni. L’obiettivo della regione Emilia Romagna è quello di estendere lo screening del colon retto, attraverso una procedura di ampliamento della fascia di età graduale, fino ai 74 anni, il cui compimento è previsto entro il 2028. Allo stesso modo, abbiamo deciso di invitare, nell’anno corrente, tutti i nati nel 1951, ovvero i nostri e le nostre 74enni, per dare loro la possibilità di fare un altro e ultimo test di screening, nonostante l’interruzione della chiamata e quindi dei controlli negli ultimi cinque anni.”
“Il tumore del color retto, ricorda Palmonari, è il secondo tumore più diagnosticato e il secondo per mortalità nella popolazione italiana, ma grazie all’adesione ai programmi di screening, il tasso di mortalità si è ridotto del 65% negli uomini e del 54% nelle donne e, in Emilia Romagna, l’insorgenza del tumore stesso è stata ridotta del 33% negli uomini e del 21% nelle donne. Partecipare allo screening salva letteralmente la vita. Ecco perché ci teniamo a sollecitare la popolazione, la cui adesione nel corso degli anni si è fermata in regione tra il 50 e il 52% e a Ferrara al 54%, a partecipare attivamente al programma.”
Dei fattori di rischio, delle caratteristiche di questa patologia e delle procedure di screening e di intervento, ci parla invece Luana Calabrò, Direttrice U.O.C. di Oncologia Clinica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Ferrara.
“Il nostro obiettivo, specifica Luana Calabrò, Direttrice U.O.C. di Oncologia Clinica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Ferrara, è consentire a più pazienti possibili di beneficiare dei migliori trattamenti immunoterapici, migliorandone e potenziandone l’efficacia. Si tratta di approcci terapeutici che possono avere un utilizzo trasversale sia in ambito ematologico sia contro i tumori solidi. L’Unità Operativa Complessa di Oncologia Clinica è fortemente coinvolta nella gestione di specifiche patologie oncologiche secondo la logica del PDTA, un sistema organizzativo multidisciplinare e multiprofessionale volto alla presa in carico del paziente ed alla gestione coordinata di tutte le attività specialistiche necessarie per la diagnosi, il trattamento ed il follow-up, teso ad assicurare cure appropriate ed efficaci ad ogni paziente.”
“Il tumore del colon retto, spiega Calabrò, ha origine e si sviluppa dalla mucosa delle pareti dell’intestino crasso, ovvero la parte terminale del nostro sistema digerente, dove avvengono una serie di processi: l'assorbimento di acqua, sali minerali e vitamine e la composizione e l'eliminazione delle feci. All’interno dell’intestino crasso si trova anche il microbiota, una composizione di microorganismi che svolgono tantissime funzioni, fra cui quella di aiutare il nostro sistema immunitario e difendere il nostro organismo da tutto ciò che può essere dannoso. Riscontriamo circa 50.000 nuovi casi all’anno di tumore al colon retto sulla popolazione globale e la frequenza più alta si registra nei soggetti di età superiore ai 50 anni, tuttavia, recentemente anche la popolazione più giovane risulta più a rischio rispetto al passato. La percentuale di sopravvivenza però non è scoraggiante: a 5 anni da una diagnosi precoce è del 60%, a 5 anni da una diagnosi tardiva è del 10%. Oltre all’adesione allo screening, la prima forma di prevenzione è la conduzione di uno stile di vita sano: seguire un regime alimentare ricco di fibre, frutta e verdura, povero di grassi saturi e carni rosse, soprattutto quelle processate, eliminare alcol e fumo e fare attività fisica, sono le basi per ridurre il rischio non solo di ammalarsi di tumore al colon retto o altri tipi di tumore, ma anche di prevenire l’insorgere di altre malattie croniche e cardiovascolari. Certamente, nel caso del tumore del colon vi sono anche altri fattori di rischio, fra cui le malattie infiammatori croniche intestinali, dal morbo di Crohn alla rettocolite ulcerosa che richiedono controlli periodici e puntuali, e le malattie genetiche, ma riguardano solamente il 2-5% della popolazione”.
“Il test per lo screening, ricorda Calabrò, è una procedura davvero banale e per niente invasiva che può salvare la vita perché permette di individuare la presenza di sangue occulto nelle feci e analizzarlo, al fine di stabilire la necessità o meno di intervenire con una colonscopia per intercettare eventuali lesioni, polipi o adenomi. Talvolta, alcune lesioni pre-cancerose possono essere asportate addirittura in sede di colonscopia. Anche quando si è già formato un tumore, ma di piccole dimensioni, può essere asportato attraverso una venoscopia o procedure microinvasive di altro tipo, garantendo inoltre un recupero sempre più veloce post-operatorio grazie alle nuove tecnologie di intervento. Queste ultime, prosegue Calabrò, sono fondamentali anche quando la malattia si presenta ad uno stadio già avanzato, insieme alla possibilità di somministrare farmaci - biologici e immunoterapici - sempre più innovativi. I trattamenti e le cure, l’utilizzo delle risorse tecnologiche, risultano così efficaci e ben applicati grazie anche e soprattutto alla collaborazione dei gruppi multidisciplinari e multiprofessionali, dal chirurgo all’oncologo, dal radioterapista al patologo, dal nutrizionista al palliativista, ma anche l’infermiere di famiglia e di comunità e il medico di medicina generale, tutte figure indispensabili per garantire il percorso di cura più adatto ed efficace per ogni paziente e mantenere una continuità assistenziale, eventualmente anche al domicilio del paziente stesso.”
La puntata è visibile sul canale You Tube Ausl Ferrara e sulle seguenti pagine Facebook: Azienda Usl Ferrara, Azienda Ospedaliero Universitaria S. Anna, Comune di Ferrara, Comune di Cento, Comune di Copparo, Comune di Codigoro, Ferrara Focus.
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Ultimo aggiornamento: 24 gennaio 2025, 12:26