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In occasione del World Cancer Day, che come ogni anno si celebra il 4 febbraio, anche l’Azienda Ospedaliero-Universitaria e l’Azienda USL di Ferrara scendono in campo per informare la cittadinanza sul tema della prevenzione e della cura.
Questa ricorrenza si pone come obiettivo quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione, della diagnosi precoce e di sostenere la ricerca scientifica nella lotta contro le malattie oncologiche. Promossa dall’Unione Internazionale Contro il Cancro (UICC) la giornata rappresenta un’opportunità fondamentale per riflettere sui progressi raggiunti nella battaglia contro il cancro, per rafforzare l’impegno collettivo nel garantire cure accessibili a tutti e per sostenere chi vive quotidianamente questa battaglia. Milioni di vite potrebbero essere salvate garantendo ad ogni individuo l’accesso a diagnosi tempestive, trattamenti adeguati e supporto psicologico.
DATI NAZIONALI E LOCALI. Il cancro rappresenta una delle principali sfide sanitarie globali. Ogni anno vengono diagnosticati oltre 19 milioni di nuovi casi di tumore a livello globale, con oltre 10 milioni di decessi. Secondo l’ultimo rapporto dell’Associazione Italiana dei Registri Tumori, in Italia sono oltre 390 mila i nuovi casi annuali e oltre 3,5 milioni le persone viventi con una storia di tumore. Nella sola provincia di Ferrara i casi prevalenti (cioè le persone che vivono dopo aver avuto una diagnosi di tumore) sono più di 25 mila. Circa il 40% dei casi di tumore potrebbe essere evitato adottando uno stile di vita sano, riducendo i fattori di rischio come il fumo, l’alcol, la sedentarietà, le diete non equilibrate e l’esposizione a sostanze cancerogene. Un ruolo altrettanto importante è rappresentato dalla partecipazione ai programmi di screening messi a disposizione dal Servizio Sanitario Nazionale in quanto consente di intercettare più precocemente la malattia tumorale, e, come noto, la diagnosi precoce aumenta significativamente le possibilità di cure e sopravvivenza a lungo termine.
Rispetto agli screening, dati aggiornati mostrano una significativa riduzione dell'incidenza e della mortalità proprio grazie alla prevenzione e alla diagnosi precoce. Infatti, nella “popolazione target”, i tumori della cervice uterina si sono ridotti del 40% e la mortalità del 50% e l'incidenza delle forme avanzate di carcinoma mammario sono diminuite del 31% e la mortalità del 56%. I tumori del colon retto hanno registrato una riduzione della mortalità del 65% negli uomini e del 54% nelle donne per chi partecipa allo screening proposto. Per questo lo screening è importante, per individuare le lesioni pretumorali e intervenire in tempo con trattamenti efficaci. Vediamo come sono organizzati i programmi di screening a Ferrara.
I PROGRAMMI DI SCREENING. “Per la lotta contro il cancro – sottolinea la dott.ssa Caterina Palmonari, Responsabile Unità Operativa Epidemiologia, screening oncologici, programmi di promozione della salute dell’Azienda USL di Ferrara - è fondamentale prestare attenzione alla prevenzione e aderire ai programmi di screening oncologici attivi sul territorio. La prevenzione secondaria, con i programmi di screening (per i tumori della mammella, del colon-retto e della cervice uterina), ha mostrato di poter anticipare efficacemente la diagnosi, permettendo di trattare i tumori in fase precoce o quando ancora la malattia non ha raggiunto la fase di malignità”.
Gli screening organizzati sono tre:
- lo screening di diagnosi precoce dei tumori alla mammella: il tumore del seno è oggi la neoplasia più frequentemente diagnosticata nelle donne. Il programma di screening propone: la mammografia annuale (alle donne dai 45 ai 49 anni) e la mammografia biennale a tutte le donne dai 50 ai 74 anni;
- lo screening di prevenzione dei tumori del colon-retto: il tumore del colon retto è il 2° tumore più diagnosticato nella popolazione italiana e secondo tumore per mortalità. Il programma di screening propone il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci ogni 2 anni (a tutte le donne e uomini residenti e domiciliati assistiti in Emilia–Romagna) dai 50 ai 69 anni e, a partire dal 2025, la Regione estende lo screening gratuito per il cancro del colon retto alla fascia d’età 70-74 anni. In caso di positività allo screening l'utente viene ed inserito nella lista per l'effettuazione del 1° colloquio con l'infermiere del servizio di screening di prossimità, durante il quale si effettua un intervento informativo, educativo e di presa in carico dell'utente relativo al percorso da intraprendere;
- lo screening di prevenzione dei tumori al collo dell’utero che propone: il Pap-test, ogni tre anni, alle donne dai 25 ai 29 anni nate prima del 1998 e alle nate dal 1998 in poi (se non vaccinate con almeno due dosi di vaccino HPV entro i 15 anni) e l’HPV test, ogni 5 anni, a tutte le donne dai 30 ai 64 anni.
“Aderire ai programmi di screening - conclude la dott.ssa Palmonari - significa entrare in un percorso diagnostico-terapeutico integrato, totalmente gratuito, che accompagna la persona dall’effettuazione del test di screening fino agli eventuali approfondimenti e, se necessario, ai successivi trattamenti di cura e follow-up, prima della comparsa di sintomi. Grazie agli screening aumentano le guarigioni e si riduce la mortalità”.
“In occasione del World Cancer Day, - afferma la prof.ssa Luana Calabrò, Direttrice dell’UNITÀ OPERATIVA DI ONCOLOGIA CLINICA DELL’AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA DI FERRARA e Coordinatrice della Rete Locale Oncologica della Provincia di Ferrara - mi piace ribadire, anche a nome di tutti i miei colleghi e dei componenti della Rete Oncologica provinciale di Ferrara, la necessità di impegnarci tutti nella lotta contro i tumori, promuovendo campagne di sensibilizzazione per uno stile di vita sano, incentivando l’adesione agli screening oncologici e garantendo l’accesso equo a cure di qualità e supporto per tutti i pazienti e le loro famiglie”.
“Il tema scelto per la campagna globale 2025 “United by Unique - Uniti nella diversità per vincere il cancro - prosegue la prof.ssa Calabrò - vuole anche sottolineare l’importanza dell’unità e dell’inclusione nella lotta contro i tumori. Una visione moderna e innovativa che punta ad un approccio non più mirato solo a curare la malattia ma centrato sulla persona. Perché la lotta contro il cancro non è solo una questione medica, ma un impegno collettivo che coinvolge tutta la società e tutti coloro che sono coinvolti nelle decisioni (operatore sanitario, ricercatore, volontario, paziente e caregiver)”.
IL DIPARTIMENTO AD ATTIVITÀ INTEGRATA ONCO-EMATOLOGICO (diretto dal dott. Mirco Bartolomei) e la RETE ONCOLOGICA DELLA PROVINCIA DI FERRARA sono state istituite da oltre un anno allo scopo di “garantire cure sempre più efficaci – sottolinea il dott. Bartolomei - e umanizzate, mettendo al centro il paziente e il suo percorso di cura grazie ad un approccio multidisciplinare con medici di diverse specialità, medici di medicina generale, personale infermieristico, ricercatori e associazioni di volontariato, riuscendo così ad offrire un’assistenza completa e multidisciplinare in tutte le fasi della malattia, dalla prevenzione, alla diagnosi, fino alla fase terminale, per garantire la migliore qualità di vita possibile”. E oggi, nella provincia di Ferrara, sono disponibili percorsi specifici e gruppi multidisciplinari in tutte le patologie oncologiche.
In un’era di profonda trasformazione e continui cambiamenti senza precedenti - grazie all’intelligenza artificiale, all’innovazione tecnologica e all’introduzione del digitale nella quotidianità - l’oncologia ha subito una rivoluzione in pressocchè tutti gli ambiti: dalla prevenzione (che si avvale oggi di strumenti digitali per la sensibilizzazione e l’adesione agli screening) a diagnosi sempre più precise con l’impiego dell’intelligenza artificiale e biomarcatori per individuare il tumore nelle fasi iniziali. Fondamentale anche lo sviluppo di innovativi trattamenti farmacologici - che permettono di offrire cure sempre più personalizzate ed efficaci, prolungando significativamente la sopravvivenza dei pazienti – e la telemedicina e assistenza digitale che consente di fornire supporto a distanza per migliorare la qualità di vita dei pazienti.
E’ in questo scenario che ha trovato applicazione il progetto On-Connect promosso dalle Aziende Sanitarie ferraresi. “Un progetto altamente innovativo - spiega il dott. Guido Margutti, Responsabile dell’Unità Operativa Semplice Dipartimentale di Oncologia territoriale - e mirato a sviluppare l'Oncologia di prossimità, estendendo i trattamenti oncologici a bassa complessità presso le strutture di primo livello della Rete Oncologica provinciale (come già avvenuto con la Casa di Comunità di San Rocco e più recentemente con quella di Comacchio), fino al domicilio dei pazienti. Ciò grazie all’integrazione nel team di cura del Medico di Medicina Generale, l’Infermiere di Famiglia e di Comunità (IFeC) e un progressivo maggiore coinvolgimento delle associazioni di volontariato e del terzo settore. Un approccio che permette di realizzare una presa in carico del paziente sempre più rispondente alle sue reali esigenze”.
“Il progetto On-Connect – mette in evidenza la dott.ssa Marika Colombi, Direttrice del DIPARTIMENTO ASSISTENZIALE TECNICO E RIABILITATIVO DELLA PREVENZIONE E SOCIALE DATERPS delle Aziende Sanitarie ferraresi – è risultato vincitore, nel 2024, del premio nazionale FORUM Sanità (Ambito Citizen Journey) e sta proseguendo il suo sviluppo attraverso l’attivazione di un ulteriore ambulatorio presso la Casa della Comunità di Comacchio (a fine 2024). L’obiettivo del progetto è quello di ridisegnare un percorso oncologico tra ospedale e territorio - coadiuvato dall’utilizzo di telemedicina, nuove tecnologie e nuove figure professionali - per i pazienti oncologici residenti in aree interne o con difficoltà a raggiungere l’ospedale. Ad oggi i pazienti in carico al percorso sono circa 650 a livello provinciale, parte dei quali vengono monitorati a domicilio da parte dell’Infermiere di famiglia e di comunità che esegue, anche tramite videocolloqui, la gestione telematica del programma di terapia per verificare le condizioni, i sintomi ed eventuali problemi con la terapia del paziente. Inoltre, nell’ambito della rete oncologica, è stato implementato il modello di presa in carico dei pazienti seguiti dai PDTA attraverso l'integrazione e attivazione dell'IFeC da parte delle Case manager. L'integrazione di questa figura nella gestione dei PDTA può essere vista come un potenziamento del modello di presa in carico, offrendo un’opportunità significativa per migliorare la continuità dell’assistenza e la qualità della cura per i pazienti. La personalizzazione dei percorsi di cura, il monitoraggio costante e il supporto familiare rappresentano elementi cruciali per il successo di questo modello”.
“Investire sulla ricerca clinica – prosegue la prof.ssa Calabrò - è il motore dell’innovazione nella lotta contro il cancro. Le tante possibilità terapeutiche disponibili per la cura dei tumori si sono negli anni esponenzialmente arricchite di farmaci più innovativi ed efficaci, consentendo un significativo miglioramento della prognosi di tanti tumori. Ma in aggiunta ai farmaci già disponibili e fruibili nell’ambito del Sistema Sanitario Nazionale, tanti nuovi agenti terapeutici sono attualmente in sviluppo nell’ambito di studi clinici. L’accesso ad una sperimentazione clinica rappresenta quindi un’importante opportunità per i pazienti per ampliare le possibilità di cura per la loro malattia tumorale. Con tale obbiettivo, presso il nostro Centro Oncologico del Sant’Anna, stiamo fortemente implementando il numero di sperimentazioni cliniche (al momento principalmente indirizzate al melanoma, tumore polmonare e mesotelioma), consentendo ai pazienti di ricevere trattamenti più innovativi che la ricerca scientifica mette a disposizione. Inoltre, nell’ottica di espandere ulteriormente l’oncologia sperimentale a Ferrara, nel corso del 2024 sono state istituite Unità Cliniche dedicate alla conduzione di sperimentazioni di “Fase I” da parte delle Unità Operative di Oncologia Clinica, Medicina Nucleare e Reumatologia che prevedono anche il conseguente coinvolgimento di Laboratorio Analisi, Farmacia, Anestesia e Rianimazione, Radiologia, Anatomia Patologica (a dicembre scorso la richiesta di autocertificazione ad AIFA). Un’importante opportunità per i pazienti che consentirà loro di accedere ad una più ampia e vasta gamma di trattamenti”.
La sperimentazione di “Fase 1” della ricerca è quella in cui, dopo i risultati positivi di studi preclinici, si valutano la sicurezza e la tollerabilità di un nuovo farmaco sull’uomo. Questo tipo di studio viene condotto solo in centri selezionati e rispondenti a rigorosi requisiti. I team multiprofessionali sono costituiti da medici specialisti, infermieri di ricerca, tecnici di radiologia e di laboratorio, farmacisti, biologi e data manager.
“Ma a fianco della ricerca clinica - conclude la prof.ssa Calabrò - un ruolo altrettanto importante è legato alla ricerca di base. Grazie alla fattiva collaborazione con l’Università di Ferrara stiamo portando avanti molte progettualità che contribuiranno a migliorare le conoscenze biologiche e i meccanismi di progressione tumorale, fornendo le basi scientifiche per lo sviluppo di strategie terapeutiche sempre più personalizzate per i nostri pazienti oncologici”.
LA RETE DI CURE PALLIATIVE (sia per gli adulti che per pazienti pediatrici) si fonda su un approccio integrato e multidisciplinare volto a garantire il miglior supporto possibile a persone con malattie avanzate e incurabili, nonché ai loro familiari. Il Servizio si sviluppa attraverso una rete di attività che, in sinergia, si occupano di offrire assistenza medica, infermieristica, psicologica, sociale e spirituale, in un contesto che promuove la qualità della vita e il sollievo dalla sofferenza.
La Rete Locale di Cure Palliative – RLCP - (Direttrice, dott.ssa Loretta Gulmini) è presente nei 3 Distretti provinciali riguardanti i 4 nodi della rete stessa. Questi ultimi rappresentano i settings assistenziali: Nodo ospedale, Nodo Ambulatorio, Nodo Hospice, Nodo Domicilio/ CRA e sono tra loro connessi da modalità organizzative condivise per perseguire i comuni obiettivi di assistenza e di continuità delle cure.
L’assistenza è rivolta a malati di qualunque età e non è prerogativa della fase terminale della malattia. Possono infatti affiancarsi alle cure attive, fin dalle fasi precoci della patologia cronico-degenerativa di natura prevalentemente oncologica e non oncologica (cure palliative simultanee), controllare i sintomi durante le diverse fasi della malattia, prevenendo o attenuando gli effetti del declino funzionale (cure palliative e cure palliative di fine vita).
Per soddisfare i bisogni dei malati e delle famiglie è necessario garantire il passaggio graduale dalle cure attive alle cure palliative, attraverso la condivisione degli obiettivi di cura.
Questo in linea con le attuali caratteristiche demografiche della popolazione del territorio ferrarese, che conta circa 342.000 abitanti con indice di vecchiaia di 269 anziani ogni 100 giovani (dato 2022).
“L’invecchiamento della popolazione – afferma la dott.ssa Gulmini - si traduce in aumento di incidenza della fragilità clinica associata alle comorbidità e i conseguenti plurimi trattamenti terapeutici compresenti. A latere si osserva un progressivo accrescimento delle problematiche sociali che rendono complessi i percorsi assistenziali territoriali e che richiede una continua integrazione tra tutte le risorse disponibili sul territorio, comprese le organizzazioni non-profit ed i servizi sociali territoriali. Per questa rete risulta strategica l’interfaccia tra l’equipe di cure palliative e l’equipe di oncologia/oncoematologia, in grado di garantire l’attivazione di cure palliative precoci”.
Il modello organizzativo di Ferrara vede al suo interno La Rete di Cure Palliative / Hospice, una equipe medica di palliativisti e un medico Palliativista Pediatra che lavorano in forte integrazione con i servizi territoriali e ospedalieri e con il terzo settore, fortemente presente sul territorio Ferrarese, con le Associazioni ADO e ANT.
A partire dalla normativa regionale sulla “Riorganizzazione della Rete Locale di Cure Palliative” Ferrara ha visto espandersi progressivamente queste attività rivolte sia ai adulti che al a quelli pediatrico, con oltre 2.000 pazienti (oltre 1500 dei quali oncologici) presi in carico nel 2024. Il tutto in linea con la previsione della necessità crescente delle Cure Palliative in Italia, in relazione all’invecchiamento della popolazione e alla migliore sopravvivenza dei pazienti oncologici.
A cura di
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Via Cassoli, 32
44123 - Ferrara
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Ultimo aggiornamento: 27 febbraio 2025, 09:57