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Gennaio è il mese della prevenzione del tumore al collo dell'utero. Ogni anno nell’Unione europea vengono diagnosticati 34.500 nuovi casi di tumore del collo dell’utero e 16.000 decessi attribuiti a questa malattia.

In Italia questa patologia rappresenta il quinto tumore per frequenza nelle donne sotto i 50 anni di età (4% dei casi) e complessivamente l’1,3% di tutti quelli diagnosticati. L'arma più importante per combatterlo è la prevenzione, con la vaccinazione ed i percorsi di screening per individuare la presenza dei papilloma virus. Si tratta di virus a trasmissione sessuale, ne esistono più di 200 tipi diversi, 15 dei quali ad alto rischio, in grado di modificare le cellule a livello del collo dell’utero.

Se ne è parlato nel corso dell'ultimo appuntamento con Salute Focus Ferrara (format web di approfondimento a cura dell'Azienda Usl condotto da Alexandra Boeru) con Caterina Palmonari, resp. UO Screening oncologici Ausl Ferrara, Chiara Pavani, Dir. Area Ostetrica Ausl Aosp Ferrara, Carolina Buriani, resp. Tumore Cervice uterina per l'anatomia patologica Ausl Aosp Ferrara, Germana Gotti, ginecologa Salute Donna Distretto Ovest e resp. secondo livello degli screening del cervicocarcinoma, Fabrizio Corazza, Dir. UO ginecologia ostetricia resp. dioartimentale di area ostetrico ginecologica Ausl di Ferrara.

I test di screening, a chi vengono offerti e perché.

“Attualmente - spiega Caterina Palmonari, resp. UO Screening oncologici Ausl Ferrara – purtroppo non esistono terapie per trattare l’infezione da hpv, papilloma virus che determina il 99% dei tumori alla cervice uterina, ma abbiamo gli strumenti per prevenirne l’insorgenza: il vaccino (somministrato ai ragazzi e alle ragazze a partire dal 12esimo anno di età) e lo screening di prevenzione oncologica, che consente di intercettare le lesioni quando sono in stadio iniziale o precancerose. L’invito alla partecipazione allo screening è differenziato in base all’età: tra i 25 e i 29 anni, senza aver fatto il vaccino hpv in due dosi prima dei 15 anni, la donna viene invitata ad eseguire il Pap Test, che consente di vedere se ci sono alterazioni cellulari già presenti; se invece la donna ha tra i 30 e i 64 anni viene invitata a fare il test Hpv, che consente di vedere se c’è il dna dell’hpv, causa, nel corso del tempo, delle alterazioni cellulari riscontrabili attraverso il pap test”.

“Qualora entrambi i test fossero postivi la donna viene invitata, direttamente dagli operatori del centro screening, ad eseguire l’approfondimento diagnostico che è la colposcopia. Ricordo - precisa Palmonari - che lo screening è un percorso, totalmente gratuito, che accompagna la donna dall’inizio alla fine, e che ci ha consentito, ad oggi, di ridurre i nuovi tumori del 40% e la mortalità del 50%.”

Il programma di screening, le adesioni e l'accessibilità

“Nel 2023, delle circa 19mila donne invitate ad eseguire lo screening, specifica Caterina Palmonari, resp. UO Screening oncologici Ausl Ferrara, ha risposto circa il 73%, e abbiamo rilevato circa 750 test positivi hpv (papilloma virus) e 137 pap test. Vorrei sottolineare inoltre che quando si parla di screening si parla, non solo di gratuità, ma anche di equità di accesso alle cure: l’Ausl di Ferrara ha messo in atto un programma chiamato “facility” per le donne con inabilità motorie, che prevede la visita a domicilio o la prenotazione in una delle sedi consultoriali dove è presente il lettino elettrificato, con una tempistica doppia e con naturalmente la presenza dell’ostetrica.”

Come, dove, e da chi, vengono eseguiti i test di screening

“Lo screening per la prevenzione e la diagnosi precoce del tumore al collo dell’utero - specifica Chiara Pavani, Dir. Area Ostetrica Ausl Aosp Ferrara - per le donne dai 25 ai 64 anni, può essere effettuato in tutti i consultori familiari dei Salute Donna della provincia di Ferrara, sotto la supervisione dell’ostetrica. Pap test e Hpv test sono lo stesso esame, che viene poi analizzato differentemente in laboratorio. Al momento della visita si effettua, oltre al test, una raccolta anamnestica completa, generale e ginecologica, e la paziente ha la possibilità di affidarsi all’ostetrica per eventuali dubbi o domande. Il test non risulta in alcun modo doloroso e può essere effettuato, in assoluta sicurezza, anche sulle donne in gravidanza. Una volta eseguito il test, i campioni vengono inviati in laboratorio per la lettura. Se il risultato è negativo, la donna riceve il responso su fascicolo sanitario o a domicilio; se il risultato è positivo, riceve una telefonata dagli operatori del centro screening per concordare l’iter diagnostico, ed eventualmente terapeutico.”

I test di screening, il ruolo del laboratorio di anatomia patologica

“Il laboratorio di anatomia patologica - spiega Carolina Buriani, resp. Tumore Cervice uterina per l'anatomia patologica Ausl Aosp Ferrara - è il laboratorio unico dell’area vasta Emilia centrale per lo screening del tumore della cervice uterina, dove vengono raccolti i campioni di screening dalle province di Bologna, Ferrara e Imola. La strumentazione in dotazione è altamente all’avanguardia e completamente automatizzata, collegata bi-direzionalmente al nostro sistema operativo di laboratorio, minimizzando l’attività manuale e diminuendo il più possibile il margine di errore. Ogni anno allestiamo più di 50mila test hpv e oltre 25mila pap test. L’hpv test è un test molecolare, quindi va a indagare la presenza del dna virale di 14 tipi di papilloma virus ad alto rischio oncogeno, che causano i tumori della cervice uterina; il pap test è un test citologico, per cui le cellule vengono allestite su un vetrino che poi viene analizzato al microscopio, cercando le alterazioni delle cellule che si associano o all’infiammazione da hpv o alle lesioni preneoplastiche cervicali, in modo tale da trattarle in tempo impedendo la comparsa del carcinoma invasivo.”

Quando i test sono positivi: la colposcopia

“Quando l’hpv test o il pap test è positivo non siamo di fronte a una situazione pericolosa” specifica Germana Gotti, ginecologa Salute Donna Distretto Ovest e Resp. E aggiunge: “Secondo livello degli screening del cervicocarcinoma Ausl Fe, ma è il punto di partenza per un’analisi di secondo livello: la colposcopia. Attraverso il colposcopio, che è una specie di microscopio, viene indagato il collo dell’utero per capire se ci si trova di fronte a una lesione di grado 1 o 2, che sottendono a delle lesioni più o meno importanti, e su questa lesione fa una biopsia recuperando il materiale istologico. In questo modo, prosegue Gotti, si è in grado di capire se sul collo dell’utero ci troviamo di fronte a una infezione dovuta a un papilloma virus ad alto rischio, o a una displasia, cioè un cambiamento cellulare che negli anni può portare all’insorgenza del tumore.”

“Nel caso di displasia di alto grado, rassicura la ginecologa, si può comunque lavorare a scopo preventivo, attraverso un piccolo intervento in anestesia locale (conizzazione, leep, o ansa diatermica) e che consente eliminare la zona interessata dalla patologia, evitando che la malattia possa progredire e trasformarsi in tumore. Nel caso, invece, ci si trovasse di fronte ad una lesione di basso grado, l’80% delle giovani donne recede spontaneamente e quindi necessita soltanto di un controllo.”

I casi più complessi, quando occorre l'intervento chirurgico

“Qualora la stadiazione sia più avanzata e quindi ci sia uno stato di infiltrazione nei margini della conizzazione” spiega Fabrizio Corazza, Dir. UO ginecologia ostetricia Resp. E continua: “Dipartimentale di Area Ostetrico Ginecologica Ausl Ferrara, si deve procedere ad una valutazione più ampia, con un gruppo di medici multidisciplinare per stabilire metodo e terapia da somministrare, valutando i risultati di approfondimenti diagnostici come ecografie, tac, risonanza magnetica e pet. In base alla stadiazione il trattamento chirurgico cercherà, laddove possibile di intervenire anche solo con l’isterectomia, cioè l’asportazione del corpo e della cervice dell’utero, tenendo conto anche dell'età della donna. La fertility sparing è importante per garantire la possibilità di un eventuale gravidanza alle giovani donne che si ammalano di tumore alla cervice. È previsto, a tal proposito, un intervento di trachelectomia o cervicotomia che avviene esportando soltanto il moncone cervicale, e l’eventuale asportazione dei linfonodi anche in laparoscopia, consentendo alla donna, se lo vorrà, di intraprendere un percorso in centri specializzati per portare avanti una gravidanza.”

Ultimo aggiornamento: 19 novembre 2024, 09:15