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Il programma di screening per la prevenzione e la diagnosi precoce dei tumori del colon retto arriva in carcere. È stata infatti avviata una nuova collaborazione tra il Centro Screening Oncologici dell’Azienda USL di Ferrara e la Casa Circondariale di Ferrara per portare e rafforzare la prevenzione all’interno della comunità carceraria.
Grazie a questo accordo, attivato nei giorni scorsi, tutti i detenuti aventi diritto – quindi uomini nella fascia di età compresa tra i 50 e i 69 anni che risultano domiciliati presso la Casa Circondariale di via Arginone – potranno aderire al programma di screening e sottoporsi al test per la ricerca del sangue occulto nelle feci.
Attualmente sono 110 i detenuti che potranno effettuare in carcere questo test semplice e gratuito per individuare piccole perdite di sangue che consente di diagnosticare polipi o lesioni tumorali in fase molto precoce e di conseguenza di poter intervenire tempestivamente anche con le cure, aumentando la possibilità di completa guarigione.
“Portare il programma di screening in carcere significa dare piena attuazione alle indicazioni della Regione per le persone in stato di detenzione. L’offerta che prima veniva gestita dal personale sanitario del carcere, tramite le vie classiche di raccolta in caso di necessità, viene perfezionata e inserita a pieno titolo all’interno del programma di screening. Ciò comporta una formazione specifica sul campo e l’attuazione di tutto il percorso di screening anche in caso di positività, con le stesse modalità per la gestione degli esami di secondo livello, a carico del Centro Screening, insieme alla Endoscopia di Cona da realizzare” spiega la dott.ssa Caterina Palmonari, responsabile della Unità Operativa Semplice Dipartimentale "Screening Oncologici, Epidemiologia e Promozione della Salute".
Soddisfazione espressa anche dal dott. Diego Arcudi, responsabile Programma Sanità Penitenziaria AUSL: “L’avvio dell’attività di screening rappresenta un ampliamento importante dell’offerta sanitaria per la salute dei detenuti: abbiamo iniziato con la prima raccolta degli esami e, ora che il percorso è ben strutturato, prevediamo di raggiungere circa un centinaio (numero variabile in base alle partenze e agli arrivi) di detenuti compresi nella fascia di età avente diritto” dichiara il medico referente del carcere che ha realizzato il progetto insieme alla coordinatrice infermieristica dr.ssa Alessandra Zambelli con la collaborazione del personale infermieristico e medico della Casa della Salute Arginone “alias Casa Circondariale Fe”.
“Si ringrazia la Direzione Generale dell’Azienda USL, la direttrice della Casa Circondariale dott.ssa Maria Nicoletta Toscani e la comandante Annalisa Gadaleta che hanno fortemente creduto nella realizzazione del progetto, e tutti i professionisti coinvolti nel programma di screening di prevenzione in carcere - sottolinea il dott. Arcudi -. Questo progetto rappresenta il valore dell’equità sociale come cardine di una sanità pubblica collettiva che include tutti e va oltre ogni tipo di diseguaglianza, a cui si aggiunge il fattore del risparmio economico e del miglioramento della sicurezza in quanto le prestazioni vengono eseguite in carcere senza dover trasferire i detenuti nelle strutture sanitarie esterne, che implica il coinvolgimento del personale della Polizia Penitenziaria con spreco di energia”.
Nella foto: direttrice della Casa Circondariale Maria Nicoletta Toscani, sovraintendente capo Elena Sovrani, coordinatrice infermieristica Alessandra Zambelli, infermieri Paola Fuscione e Salvatore Diomaiuti, dott.ssa Caterina Palmonari e dott. Diego Arcudi
Ultimo aggiornamento: 19 novembre 2024, 09:24