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Un nuovo numero unico gratuito per tutta la provincia di Ferrara (800 087 601), una centrale operativa telefonica e più ore di ambulatorio aperto per l’utenza.

Sono queste le più importanti, ma non le uniche, novità introdotte dal 16 ottobre con la riorganizzazione della Continuità Assistenziale (ex guardia medica).

Se ne è parlato, facendo anche il punto sull'attività dei CAU in provincia di Ferrara, in una nuova puntata di Salute Focus (format web di approfondimento a cura dell'Azienda Usl di Ferrara, condotto da Alexandra Boeru). Ospiti Emanuele Ciotti, Dir. Sanitario Ausl Fe, Franco Romagnoni Dir. Dip Cure Primarie Ausl Fe, Marica Colombi Dir. D. Tecnico Infermieristica Ausl Fe, Maria Silvia Esposito Coord, Centrale Operativa Continuità Assistenziale Ausl Fe, Dario Gozzi medico CAU Ausl Fe.

La riorganizzazione della Continuità Assistenziale

Il progetto della riorganizzazione della assistenza primaria a ciclo orario ovvero la Continuità Assistenziale (Ex Guardia medica) si basa, ha spiegato il direttore sanitario Ausl Emanuele Ciotti, sulla sostituzione dei vecchi 15 numeri telefonici con un unico numero telefonico a cui tutti cittadini possono telefonare e sulla costituzione di un'unica centrale telefonica di risposta. Questa centrale, nella quale è presente il medico che lavora nel servizio della continuità assistenziale, risponde e capisce il bisogno del paziente smistandolo al territorio in base al caso e alle necessità”.

L'altro elemento innovativo, ha proseguito Ciotti, è quello di avere finalmente tutto il servizio informatizzato, con il monitoraggio costante di quella che è l'attività delle nostre 15 sedi sul territorio. L'altro elemento di valore è che i medici in centrale sono 3 di notte e 5/6 nei turni di sabato, domenica e prefestivi. Questo permette una maggiore condivisione e omogeneità di risposta rispetto a quello che era precedentemente quando il medico del servizio rispondeva al telefono, faceva la visita ambulatoriale e magari faceva anche la visita domiciliare. Abbiamo dunque separato l'attività di risposta telefonica da quella domiciliare e/o ambulatoriale aumentando, ha rimarcato il DS, anche il numero di ore per le visite ambulatoriali (da 368 mensili a più di 2.300).”

I dati delle prime 3 settimane di attività

Nelle prime 3 settimane di attività del nuovo assetto sono state effettuate 5.340 prestazioni di cui 206 hanno reso necessaria l’attivazione del 118. Inoltre abbiamo, più di 3.000 consulti telefonici, circa 1.500 visite ambulatoriali e quasi 200 visite a domicilio. In media, ha evidenziato Ciotti, si ricevono 120 telefonate a turno, ovviamente i numeri cambiano molto il sabato e la domenica quando il servizio è H24, e ci sono state alcune giornate di picchi importanti come la notte del 31 ottobre con più di 650 telefonate. Per quanto riguarda i tempi medi di attesa ci attestiamo attorno ai 3 minuti e 30 per ottenere una risposta. Possiamo dunque dire che questi dati ci permettono di monitorare costantemente l'andamento ma oggettivamente i primi risultati che stiamo ottenendo da questa modifica organizzativa sono molto buoni”.

Il ruolo ed il significato della Continuità Assistenziale

Continuità assistenziale, spiega Franco Romagnoni direttore del Dipartimento di Cure Primarie Ausl Ferrara, vuol dire che viene garantito un presidio sanitario costante sul territorio, costante ma coerente con quello che è il presidio abituale del medico di medicina generale. Quindi nei giorni in cui il medico di medicina generale non è presente (festivi, prefestivi e notturno), è presente comunque sul territorio qualcuno che può fare quelle attività che normalmente sono in capo al medico di medicina generale e che non possono essere differite. Il vecchio nome “guardia medica” forse alimentava un po' l'equivoco di una presenza capillare di un guardiano del territorio che potesse intervenire subito nelle situazioni di urgenza ed emergenza. Non è questo il significato della continuità assistenziale che non è un servizio di urgenza ed emergenza bensì un progetto che su tutto il territorio garantisce anche un'equità nella risposta”. “Avere una centrale unica di riferimento vuol dire, ha aggiunto Romagnoni, anche avere dei protocolli di riferimento unificati”.

Con questa riorganizzazione valorizziamo il ruolo del medico di centrale che, ha poi concluso Romagnoni, non è un telefonista ma un medico che sa rispondere esattamente alla situazione, però è anche vero che in questo modo si sgrava il medico del territorio dall'attività telefonica. Questa organizzazione è data dallo studio dello storico che ci diceva che più del 70% dei bisogni che arrivavano alla continuità assistenziale venivano risolti con un consiglio telefonico, mentre le visite domiciliari ad esempio erano il 5%. Quindi era chiaro che il punto che andava maggiormente presidiato era quello proprio telefonico dando così la possibilità ai medici sul territorio di concentrarsi sull'attività ambulatoriale e domiciliare.”

L'attività della centrale operativa

“Dall'altra parte del telefono risponde un medico che, spiega la coordinatrice della centrale Maria Silvia Esposito, grazie all'intervista che fa al paziente, ha la possibilità di gestire la chiamata e l'intervento. Può svolgere delle consulenze telefoniche, invitare il paziente a recarsi nell'ambulatorio più vicino in base, inviare la segnalazione al medico del territorio che ricontatterà il paziente o ancora, se ha di fronte un caso di emergenza, inviare il paziente al pronto soccorso o attivare direttamente il 118. La continuità assistenziale, precisa però la dottoressa Esposito, non è un servizio di emergenza quindi è ovvio che i tempi di risposta della continuità assistenziale sono più dilatati rispetto a un pronto soccorso. Certamente però il cittadino, tramite il contatto con il servizio di continuità assistenziale, ha la possibilità di essere indirizzato presso un servizio di emergenza come il pronto soccorso, fermo restando che la continuità assistenziale non è in grado di vicariare il pronto soccorso ma è un servizio come la medicina generale nei giorni in cui la medicina generale non è attiva.”

Sanità sul territorio, i numeri dell'attività dei CAU

E' partita invece già da oltre un anno la riorganizzazione della sanità sul territorio che ha visto al nascita dei CAU. “Siamo partiti dal 26 settembre del 2022 su S. Rocco, 6 ore con l'ambulatorio ABC, poi, ha ricordato il direttore sanitario Ciotti, con il CAU di Comacchio a marzo del 2023 e con quello di Copparo a luglio, arrivando ora su tutti e 3 a garantire il servizio H12, 7 giorni su 7. In questo periodo abbiamo effettuato un totale di 10.726 prestazioni, 326 esami di laboratorio, 1167 RX e 290 ecografie, oltre a tutte le prestazioni infermieristiche. Davvero, ha concluso Ciotti, diamo una risposta a 360 gradi al paziente rispetto a quelli che sono i codici minori e stiamo parlando di una media di 40 accessi al giorno presso i 3 CAU (15/20 per S. Rocco, 15/20 su Comacchio e 10 su Copparo).

Cosa sono e cosa fanno i CAU

“Presso i nostri ambulatori, spiega Dario Gozzi medico CAU S. Rocco di Ferrara, ci occupiamo di quelli che sono i codici minori, quindi piccole medicazioni, valutazioni in caso di traumi minori, visite di tipo anche internistico, un dolore addominale, una tosse, una febbre, con la possibilità di effettuare indagini radiologiche, ecografie ed esami ematochimici. Casisitiche che in passato andavano comunque in pronto soccorso, oggi invece possono essere gestite qui evitando di sovraccaricare i PS.”

“In questo anno siamo passati da pochi pazienti che non sapevano ancora che cosa stessimo facendo, a una situazione in cui copriamo 12 ore al giorno, 7 giorni su 7. C'è ancora qualcuno che non ha ben chiaro quello che è il nostro servizio, ricordiamo infatti che non vengono valutati i pazienti minorenni e le problematiche ostetrico-ginecologiche. Tolto questo, ha concluso Gozzi, l'esperienza è sicuramente positiva, come è positivo il servizio percepito dall'utenza anche perchè i tempi di attesa, nelle giornata di afflusso normale, è di 15-20 minuti per essere presi in carico”.

Le prestazioni infermieristiche nei CAU

“Siamo partiti con un reclutamento del personale infermieristico per l'allora ABC, sulla base di un requisito di anzianità di 2/3 anni di esperienza professionale, in un contesto ospedaliero o territoriale e preferibilmente nell'area dell'emergenza. Abbiamo poi lavorato, ha spiegato Marica Colombi Dir. D. Tecnico Infermieristico Ausl Ferrara, su un percorso di formazioni aggiuntive legate, ad esempio, alla gestione dei dispositivi POCT, e la formazione specifica di tutto il percorso, dalla presa in carico fino al momento dell'uscita del paziente dall'ambulatorio. Nel passaggio tra ABC e CAU, ha proseguito Colombi, abbiamo definito un profilo di competenze dell'infermiere che deve stare all'interno di questo ambulatorio, e anche di collaborazione con tutti gli altri professionisti che ruotano all'interno delle prestazioni garantite nel CAU (il tecnico di radiologia, il tecnico di laboratorio)”. “C'è inoltre una grossa parte di attività che l'infermiere svolge all'interno del CAU che, ha sottolineato Colombi, riguarda l'educazione, l'informazione e l'orientamento nei servizi e nei percorsi sul territorio. Da settembre 2022 ad oggi, su tutta la provincia, abbiamo svolto oltre 3.000 prestazioni legate proprio all'informazione sanitaria. Un'altra categoria molto importante riguarda la rilevazione dei parametri vitali, più di 2.000 prestazioni. Sono stati effettuati anche 500 screening Covid e infine una quota marginale ma significativa di prestazioni professionali come la somministrazione di farmaci, la gestione di cateteri, l'esecuzione di prelievi, la rilevazione di parametri vitali.”

“Sulla base di una valutazione con alcuni criteri di inclusione, l'infermiere del CAU può, ha concluso Colombi, valutare ed intercettare quei pazienti che necessitano un monitoraggio al domicilio e quindi attivare l'infermiere di famiglia di comunità di quel territorio.”

A cura di

Ufficio Stampa

Via Cassoli, 32
44123 - Ferrara

Unità operativa

Ultimo aggiornamento: 19 novembre 2024, 15:53