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A due anni di distanza dall’avvio del progetto pilota “Infermiere di Famiglia e di Comunità”, l’Azienda Sanitaria di Ferrara, nel corso di un convegno dal titolo “Infermiere di famiglia e comunità, un modello ferrarese che cresce” ha raccontato, attraverso il confronto e le riflessioni dei professionisti, ciò che è stato creato, le dimensioni, la rete e le leve di investimento che hanno partecipato al successo del progetto e di questa nuova figura.

Un evento al quale è stata dedicata una puntata speciale di “Salute Focus Ferrara” (format web a cura dell'Azienda Usl di Ferrara, condotto da Alexandra Boeru) nella quale sono stati raccolti gli interventi di Monica Calamai, Dir. Gen. AUSL Fe e Com. Straord. AOU Fe; Franco Romagnoni, Dir. Att. Socio Sanitarie Ausl Fe; Chiara Patrignani, IFeC, Distretto Centro Nord; Monica Botti, IFeC, Distretto Sud Est; Domenico Laganà, Resp. Area Professioni Sociali DATeRPS AUSL Fe; Marika Colombi, Dir. ff UO Programmazione Controllo Ambiti Distrettuali - Professioni Sanitarie Ausl Fe; Elisa Mandolesi, Medico di Medicina Generale Ausl Fe.

La direttrice generale delle due aziende sanitarie ferraresi Monica Calamai, ha presentato il progetto fornendone una visione in termini di politiche sanitarie, capaci di tenere conto dei profondi cambiamenti demografici ed epidemiologici, dell’innovazione tecnico- scientifica, del contesto socio-economico e delle attese della comunità.

“Nel tempo le esigenze della popolazione cambiano, e di pari passo deve cambiare anche il profilo del Sistema Sanitario Nazionale. La nostra volontà, ha spiegato Calamai, è di mantenere il più possibile la popolazione, in particolare gli anziani, al proprio domicilio, grazie ad una assistenza di prossimità. L’obiettivo è, tra gli altri, quello di rendere gli ospedali più piccoli strutturalmente ma più specializzati, innalzando il profilo qualitativo delle equipe mediche.

All’interno di un mondo globalizzato, anche dal punto di vista sanitario, ecco che viene inserito nel contesto l’Infermiere di Comunità, in seguito ad una formazione approfondita e adeguata, perché è da sottolineare che i percorsi formativi sono fondamentali all’interno dei processi di cambiamento culturale. Un ringraziamento particolare va ai sindaci, le istituzioni, le associazioni che si sono mostrate proattive, permettendo una diffusione di consapevolezza sul territorio molto importante.” “La figura dell'Infermiere di Famiglia di Comunità, ha proseguito Calamai, è parte integrante di tutta la rete dei pronto soccorsi, dell'oncologia territoriale e di tutti quei servizi che portano la sanità sul territorio.”

“Quando parliamo di attività territoriali c'è una complessità da condividere che non è solo sanitaria, ha messo in luce Franco Romagnoni, Direttore Attività Socio Sanitarie Ausl Fe, ma anche sociale, famigliare ed economica. In Italia, nel 2022, il numero medio di persone per famiglia era di 2.3, stesso numero che c'era in Emilia Romagna nel 2015. Siamo di fronte ad un’involuzione dei nuclei familiari. Nello specifico, il numero relativo alla provincia di Ferrara è di 2.0 o poco più. La situazione di rischio di isolamento sociale si intreccia anche con parametri demografici e socio-economici e la nostra provincia è la più povera dell’Emilia Romagna. I dati, ha proseguito Romagnoni, dimostrano che essere vecchi, poveri e soli fa male alla salute, ancora di più se si è donne e se si ha un’istruzione modesta. Tutto questo per dire che l'IFEC deve confrontarsi con la realtà del sociale e lo sta facendo. L'IFEC propone un modello base che però è conformabile alla peculiarità del territorio e questo, a fronte di quello che ho detto, credo sia estremamente importante."

Ad entrare nel dettaglio della figura dell'infermiere di famiglia e comunità, e di come è stata organizzata e distribuita sul territorio è stata Marika Colombi, Direttrice ff UO Programmazione Controllo ambiti Distrettuali - Professioni Sanitarie Direttrice ff DATeRPS

“Siamo partiti in pieno covid con quattro cellule, quindi otto infermieri. Ogni cellula è costituita da due infermieri inseriti in un determinato territorio e contesto. Ad oggi, abbiamo 25 cellule per un totale di circa 50 infermieri. Siamo in fase di implementazione per quanto riguarda le prossime 9 cellule, ipotizzando un’attivazione per ogni distretto e la partecipazione a una missione del PNRR, che riguarda le relazioni con le pubbliche amministrazioni e con il sociale. La distribuzione sul territorio, al momento, è piuttosto uniforme, ha aggiunto Colombi, oggi abbiamo in carico oltre 5.500 pazienti, un numero significativo per una provincia che ha 345.000 abitanti, per un totale di 250.000 prestazioni a partire dalla presa in carico”.

Quanto alla tipologia di prestazione eseguita, moltissima è l'attività di informazione ed orientamento ma anche quella di valutazione ad esempio dal punto di vista dell'andamento di pazienti con patologie croniche o fragili o soli. Il primo attivatore dell'IFEC è il medico di medicina generale, seguito presentazione spontanea e le segnalazioni dei caregiver, del vicinato e delle associazioni di volontariato.

"Nel 2024, ha proseguito Colombi, dobbiamo lavorare su uno sviluppo di infermieristica di famiglia di comunità collegata al digitale, telemedicina e teleassistenza, dobbiamo lavorare sui percorsi di integrazione con i percorsi diagnostico terapeutici della medicina generale all'interno dei quali siamo presenti, per definire i criteri e il coinvolgimento dell'infermiere di famiglia di comunità. In sostanza, stiamo cercando di costituire quello che in letteratura e nel resto d'Europa è un modello consolidato ovvero la visione d'equipe, la multidisciplinarietà, la multi-professionalità e l'attivazione dei team multiprofessionali".

“Infine, ha concluso Colombi, dobbiamo lavorare sulla formazione e le certificazioni collegate al profilo dell'infermiere di famiglia di comunità e sulla consolidazione del rapporto di collaborazione con le farmacie che sono rappresentate sul territorio tanto quanto è lo standard dell'infermiere di famiglie di comunità.”

Diversi i progetti che sono stati illustrati, direttamente da alcune Infermiere di famiglia e comunità, durante il convegno. Un modo per far raccontare proprio a loro le storie con cui vengono a contatto. Tra questi Chiara Patrignani, IFeC, Distretto Centro Nord, ha illustrato il progetto del Telemonitoraggio della patologia diabetica, mentre Monica Botti, IFeC, Distretto Sud Est ha spiegato nel dettaglio quali sono i criteri di segnalazione dei pazienti che vengono dimessi dopo un ricovero o dopo essere stati in pronto soccorso e quindi inviati ad un iFEc per essere presi in carico.

Tra i principali attivatori e attori che collaborano con l'IFEC c'è ovviamente il medico di medicina generale. Elisa Mandolesi, MMG Ausl Fe, oltre a ripercorrere il modo in cui il sistema sanitario è cambiato e sta cambiando, ha illustrato la rete di cui il medico di medicina generale fa parte, insieme all'infermiere di famiglia e comunità.

L'infermiere di famiglia e comunità si integra con tutto il territorio, in particolare con l'area sociale, come ha spiegato Domenico Laganà, Responsabile Area Delle Professioni Sociali DATeRPS, AUSL Fe. “Si tratta di concorrere tutti per contribuire positivamente a quella che è una continuità assistenziale che da un presidio ospedaliero può ritornare al territorio ma nello stesso tempo intercettare anche quella che è la richiesta impropria, magari del cittadino che vive una situazione difficile e non è nelle condizioni di scegliere in maniera appropriata quella che è la soluzione a lui più confacente. L'obiettivo, ha concluso Laganà, è raggiungere la persona bisognosa e accompagnarla al domicilio ma anche intercettare precocemente quella che può essere una situazione impropria.”

La puntata è visibile sul canale You Tube Ausl Ferrara a questo link https://youtu.be/1Ah1xTufNUU e sulle seguenti pagine Facebook: Azienda Usl Ferrara, Azienda Ospedaliero Universitaria S. Anna, Comune di Ferrara, Comune di Cento, Comune di Copparo, Comune di Codigoro, Comune di Bondeno, Ferrara Focus.

Ultimo aggiornamento: 19 novembre 2024, 09:17