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Dopo il grande interesse manifestato con il corso di inizio anno, giunge alla seconda edizione il corso di formazione rivolto agli operatori attivi sul disagio giovanile dal titolo “Curare i curanti”. Organizzato dal Ser.D (Servizi dipendenze patologiche) di AuslFe parte giovedì 22 settembre, nella sede della “Città del Ragazzo” V.le Don Giovanni Calabria 13.
La formazione, in presenza, suddivisa in sei (6) incontri, di 5 ore ciascuno, per un totale di 30 ore, si pone l’obiettivo di “creare figure professionali culturalmente adeguate - afferma la responsabile scientifica dottoressa Luisa Garofani – a lavorare in rete con tutti gli operatori, sanitari e non, che si occupano di disagio giovanile comunicando in modo efficacie con i giovani in difficoltà e le loro famiglie”.
Il corso di formazione parte dal principio del “prendersi cura’ (attraverso la formazione proposta dal Ser.D) anche delle figure deputate alla Cura.
Una prospettiva formativa che è al centro delle politiche regionali che sul disagio giovanile ha investito risorse economiche e umane.
Il progetto sperimentale quindi è immaginato anche per la platea più ampia dei componenti il Tavolo Provinciale Adolescenza - di cui la Garofani è la coordinatrice - composto oltre che da AuslFe, anche dalle Amministrazioni pubbliche, scuole e associazioni del territorio.
Dottoressa Luisa Garofani cosa vi proponete di realizzare con questo corso sperimentale?
“Pensiamo sia importante trovare delle nuove modalità di formazione che vadano oltre le competenze strettamente professionali aprendosi al più ampio spettro delle sollecitazioni culturali, filosofiche, psicologiche e della comunicazione verbale e non verbale di cui si farà interprete Simona Del Buono, esperta di tecniche espressive che ci accompagnerà nell’esperienza con esercitazioni e laboratori psicocorporei.
Questo è una modalità che cerca le connessioni per qualificare la prevenzione e dunque trovare le giuste chiavi di lettura per superare le difficoltà di relazione evitando che lo stato di disagio divenga patologia e richieda l’intervento sanitario”. Un esempio virtuoso di informazione e ascolto viene dalla partecipazione di Manuela Macario, formatrice, presidente dell’Arcigay di Ferrara che ci aiuterà ad affrontare il delicato tema della sessualità e delle sue molteplici declinazioni anche grazie all’esperienza vissuta grazie all’apertura del CAD, centro anti discriminazioni aperto recentemente a Ferrara.
E come intendete farlo?
“Con un approccio olistico. Ovvero un approccio in cui il corpo non è solo un insieme di organi ma anche pensiero ed emozioni. Ecco perché serve formazione. I giovani, specie dopo la pandemia, ma anche prima, si conoscono poco e dunque noi operatori dobbiamo cercare la strada più consona per interagire con loro. Interazione fondata su credibilità, fiducia, competenza fra operatore e interlocutore ‘spogliandoci metaforicamente dalle certezze delle nostre conoscenze’ per entrare in sintonia con il mondo sconosciuto dell’altro dandogli la possibilità di esprimere i propri bisogni”.
Un esempio?
“Diversamente dal luogo comune, ritengo che ai giovani non dobbiamo dire “vi stiamo rubando il futuro” ma semmai dobbiamo creare le condizioni perché possano immaginare una realtà che li veda protagonisti e non figuranti della società offrendo strumenti creativi che sostengano la fiducia in sé stessi”.
Con quali canali?
“Uno degli appuntamenti prevede la partecipazione dei filosofi della scuola di Bologna “Farfilò”: gli operatori, per primi, dovranno imparare a discutere come facevano i filosofi dell’Antica Grecia utilizzando la maieutica come pratica pedagogica fondata sulla partecipazione attiva del soggetto nella ricerca della sua verità.
Chi saranno gli altri protagonisti?
“Prenderemo spunto da Mattia Ferraresi autore del libro Solitudine che ci offre uno spaccato storico e antropologico della solitudine come postura individuale o morbo da combattere fino ad arrivare a Francesco Stoppa, psicoanalista. E’ lui uno dei maggiori teorici ‘dell’incontro tra adolescenza e vecchia come due età della vita nelle quali ciascuno esercita la capacità di riscrittura della propria condizione umana. Darà il suo contributo anche Gilberto Di Petta, psichiatra ad orientamento fenomenologico che ci farà vivere l’incontro con la malattia mentale nello stato di scompenso più drammatico: il primo intervento in pronto soccorso. Fondamentale anche il contributo di Maurizio Stupiggia, psicologo e direttore della scuola di specializzazione Biosistemica di Bologna.
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Ultimo aggiornamento: 19 novembre 2024, 16:45